Lingua inglese, social, Gen Z e Gen Alpha

Studenti davanti alla scuola Nicolae Iorga (Ploiesti, Romania)

Tutti noi conosciamo acronimi divertenti e colloquiali. Al giorno d’oggi, però, i post sui social sembrano dei veri e propri intrugli di lettere. Questi acronimi vengono sempre piú usati e gran parte di essi sono in lingua inglese. Un esempio può essere IKR, da ‘I know, right?’, una sorta di risposta affermativa molto intensa, un po’ come il nostro ‘ma veramente!’.

Certo, non conoscere tutti questi termini, hashtag e acronimi non rende un insegnante meno bravo, assolutamente! Eppure, farsi una cultura in merito avvicinerebbe gli insegnanti alle nuove generazioni (i cosiddetti Gen Z e Gen Alpha), permettendo una comunicazione migliore, specialmente se a lezione si vogliono utilizzare materiali presi dai social.

Viene da chiedersi come abbiano fatto i social a trasformare il modo in cui interagiamo fra di noi.

Sicuramente i social, mettendoci in contatto col resto del globo, ci permettono di comunicare con un numero enorme di persone alla stessa maniera in cui faremmo con la comunità in cui viviamo. Su Facebook, l’utente inglese medio ha circa 300 amici virtuali. Anche se dovesse avere rapporti piú stretti con solo il 10% di queste persone, avrebbe comunque ben 30 amicizie da mantenere. Un numero non indifferente.

Di conseguenza, le comunicazioni si sono fatte sempre piú veloci. Su Twitter non è possibile sforare il limite di 280 caratteri. Quindi, anche quando non si ha fretta si è comunque costretti a esprimersi in modo breve e conciso.

Ormai gli acronimi vengono usati per sostituire frasi intere. LOL (laugh out loud, ‘ridere forte’), OMG (Oh my God, ‘o mio Dio’) e TTYL (talk to you later, ‘a dopo’) sono solo alcuni esempi di come i social velocizzino le comunicazioni, riducendo lo spazio necessario e permettendo di scrivere senza dover usare troppe parole.

Le emoticon, poi, vengono usate per esprimere i sentimenti o le proprie intenzioni, senza doverli scrivere esplicitamente. Sarà pure interpretabile come una forma di pigrizia, ma per usare i social non bisogna certo essere scrittori. Piuttosto, serve un modo veloce e pratico per interagire con un pubblico vasto.

La lingua è un organismo in costante evoluzione. Sarebbe ingenuo pensare che il linguaggio dei social non abbia dei risvolti anche nella conversazione quotidiana. Conviene piuttosto valutare quale sia l’impatto che esso sta avendo sul modo in cui comunichiamo.

Molti termini che in origine erano utilizzati solo sui social oggi sono diventati cosí popolari da essere entrati perfino nella vita di tutti i giorni. Alcuni esempi sono blogosfera (da ‘blogosphere’, l’insieme dei diari personali pubblicati sul web, detti appunto ‘blog’), troll (una persona che crea conflitti online, provocando la gente o scatenando liti) e buzzword (una parola o espressione che va di moda per un certo periodo di tempo in un certo contesto).

Un altro fenomeno recente è quello del recupero, ossia quel processo culturale nel quale si dà un significato nuovo a parole che prima venivano utilizzate per altri scopi. Vengono cosí coniati dei termini conferendo un nuovo significato a parole già esistenti.

Ad esempio, in inglese abbiamo i verbi ‘friend’ e ‘unfriend’, rispettivamente ‘chiedere l’amicizia’ e ‘togliere l’amicizia’. Ai verbi ‘friend’ e ‘befriend’, nati nel Quattrocento, è stato conferito un nuovo significato, proprio grazie a Facebook. Altri termini popolari che hanno visto un cambiamento del loro significato all’interno dei social sono ‘like’ e ‘virale’.

Addirittura, alcuni marchi sono divenuti cosí potenti che i loro nomi sono lentamente fluiti nella lingua inglese sotto forma di parole nuove. Ad esempio, da Google, il nome del motore di ricerca piú diffuso al mondo, è stata coniata l’espressione ‘Google it’ (‘cercalo su Google’), che nel registro colloquiale ha praticamente rimpiazzato ‘search for it’. Ci sono anche termini presi in prestito dal mondo dei social. ‘Tweet it’, ad esempio, il cui significato originario è ‘scrivere un messaggio su Twitter’, è diventato un sinonimo di ‘share it’, cioè ‘condividere qualcosa’.

I social hanno quindi cambiato il modo di scrivere e parlare l’inglese? Senza dubbio. Hanno influenzato l’inglese come ogni altra lingua. L’uso di emoji, tweet, acronimi e hashtag ha avuto un impatto significativo sul parlato quotidiano. Apprendere queste nuove forme di espressione costituisce il primo passo per avvicinarsi alle nuove generazioni.